“Alle elementari una tipa più grande di me aveva lo skate. Iniziai a giocarci anch’io. Fu folgorante.”
Inizia così, (“nonostante non sia mai diventato un grande skater”) il viaggio di Millelemmi nel mondo dell’hip hop.
“Alle medie, tramite questa cosa dello skate, ho legato con i miei simili. Grazie alle riviste scoprivo i gruppi, era un po’ lo stesso mondo dello skate.
Sola e Da Retta erano coinvolti con me in questa cosa: comprammo le prime cassette alla Standa, roba come Run-DMC, Cypress Hill, Rapadopa.
Te le dovevi proprio andare a cercare le cose, non è che ti arrivava in faccia come adesso. Dovevi incontrare i famosi “fratelli più grandi” che ti passavano le cassette con le Posse, come Onda Rossa.
Per me non è mai stato solo hip hop: è sempre stata una questione di contaminazioni. Nei centri sociali, nelle prove, nella jam, cerano i punk ma c’erano anche i graffiti. Prima era tutto assieme.”
Se ai più giovani di voi, certi riferimenti possono sembrare, come dire, “esotici” (nel senso di lontani dalla realtà quotidiana) vi assicuro che il medesimo viaggio l’ha fatto chiunque sia attorno alla 30ina.
“Musicalmente, ho sempre seguito tanti discorsi diversi contemporaneamente.
Quello più duraturo si è rivelato essere il rap, ma potrebbe esser stato qualcos’altro.
L’hip hop stesso nasce come unione di tanti generi: quando decide di diventare “purista” si suicida.
Quello che fa sì che le cose vadano avanti è il “pazzo di turno” che arriva e unisce due cose in un modo nuovo, impensabile fino a prima. Per quanto in Italia, si facciano tanto discorsi sul purismo..”
Altro elemento cardine nella formazione artistica di Millelemmi è la connessione con Biga, col quale decide di intraprendere il viaggio.
“Stavo in un gruppo crossover, ricordo Deft K degli Mds che venne a scratchare. Altra folgorazione.
Biga comprò i piatti dopo appena un mese, nel giro di poco fummo inchiodati ai giradischi.
Poi arrivò il microfono e la band fu eliminata. Seguono lenti anni di studio ed autocritica, cosa che oggi può sembrare stantìa.
Non posso non sottolineare anche gli incontri con Alik e con Dre Love.”
Seguono “concertini” e collaborazioni, un mixtape con Biga (Posterdati Old Flavours), lavori con Da Retta e Sec dei Nuclear Child e gli Hemp con diverse formazioni, alcune più funk altre più crossover.
“Ho cercato un’autonomia artistica. Da solo. Il computer l’ho preso tardissimo.
Ho incontrato Dyami che già conoscevo da jam come Panico Totale.
Ho passato 2-3 anni di collaborazioni fittissime con lui, Slesh ed i Canti in Asociale.
Bere, fumare, rappare, scratchare. E’ stata una bella palestra.”
La finalizzazione di questo periodo è un EP di 3 tracce mixato da Mag, con gli scratch di Slesh.
Nasce l’alter ego Millelemmi, va in pensione Mr More.
“Grazie ai suddetti personaggi mi è tornata “l’onda”, lo stimolo grezzo, primordiale. Tutto quello che facevo si stava raffinando troppo.
Mancava l’improvvisazione ed il suono sporco, quello dal quale provengo e del quale non so fare a meno L’EP era un demo, non credo nell’uscita di grossi prodotti. A meno che non subentrino richieste da una casa discografica o cose del genere.
Nel frattemmpo ho portato il mio demo al Valvarap, dove sono stato invitato a partecipare e dove ho conosciuto un botto di gente: sono stato sorpreso dai tanti Mc, io mi sono sempre tenuto fuori da connessioni o scene varie.
Ho sempre trovato stucchevole questa cosa della “famiglia” rap. Mi sono sempre interessate le affinità musicali, conoscere ed essere conosciuto. Questo è motivante. Le cose fatte per forza invece non portano a nulla.”
Segue il contest salentino “Gusto dopa al sole”, nel 2006.
“Devo dire che non mi sono mai piaciute le gare. Anche se, queste, soprattutto agli occhi della gente, ti danno un riconoscimento, una medaglia, come se fosse una certificazione di Mc.
Arrivai fino alla finale, dove venni battuto da Ramtzu.”
Per Millelemmi è comunque una bella vetrina: ne risulta la partecipazione a “Capelli punto zippo” mega jam di 17 minuti e 44 secondi voluta da Dj Gruff con la partecipazione di tanti mc, tra cui Clementino. Il pezzo è scaricabile gratuitamente dal myspace di Millelemmi.
Segue anche l’interessante progetto Lemmings con Matteo Bennnici al basso, Dj Dekon, Santamiddje e Guido Masi alla chitarra (col quale proseguirà il sodalizio artistico finita l’esperienza Lemmings).
“Mi sono messo a studiare produzione e, contemporaneamente, c’è stato il risveglio fiorentino dei produttori.
Segnalo Biga, gli Ether, Atzeni, Jhonnyboy, Bobby Kebab, gli Smile for Timbuctù, Durumz, Herrera, Alik, Dyami (col quale realizzo “Basi instinct”).
Questa cosa è mancata per anni, gente che facesse cose al passo coi tempi, senza voler imitare il Premiere di turno o gli anni ’90. ”
E’ il turno dell’EP strumentale “Eoliade” (il post in proposito lo trovate qui) definito “un lavoro come un parto.” Autoprodotto, realizzato in casa con scheda audio, mpc, giradischi, synth e drum machine.
Arriviamo così a “Nosocomio Tungsteno” ultimo lavoro in ordine di tempo e prima prova sulla lunga distanza per Millelemmi.
“E’ un concept album, che ruota attorno al tema dell’ospedale. E’ un disco “freddo”, un po’ idm, messo sotto la luce al tungsteno di una corsia ospedaliera.
Un lavoro che definisco introspaziale, molto intimo, sia come sonorità che come testi. Scrivo di quello che mi capita. E’ il disco che è arrivato da me. Io l’ho semplicemente guardato in faccia per dargli un nome.”
Simile anche il discorso per quanto riguarda l’ispirazione che muove la sua creatività.
“A volte è un gioco di parole, a volte è mirato, a volte è qualcosa che vedo per strada, a volte è una sensazione che avevo dentro e che, all’improvviso, si materializza. Ormai esteticamente e tecnicamente lo faccio con una certa naturalezza, spostandomi verso la forma canzone. Il mio è rap che non parla di rap. Non ci sono tematiche strettamente hip hop.”
Il disco è frutto di un’evoluzione tecnica e di una personale ricerca stilistica, che lo colloca lontano dai canoni di tanto hip hop odierno. C’è un’importante lavoro dietro ai testi che si riflette nella necessità di ascoltare i pezzi svariate volte per poterne comprendere in toto tutte le sfumature lessicali.
“Credo che in Italia siamo molto fortunati: questo è un genere musicale e letterario, uno dovrebbe sentirsi della responsabilità addosso vista la tradizione letteraria. La direzione è quella: la forma è hiphop, il contenuto, non necessariamente.
Nel disco non c’è una vera e propria “canzone rap” che mi è sempre mancata, ma ci sono, ad esempio, alcuni skit di metasemantica ispirati ai lavori di Fosco Maraini.
Oltre agli scratch di Dekon e Jaja nell’unico featuring presente.”
Il disco, mixato con Colossius al Quasi Studio, è disponibile in free download dal myspace di Millelemmi.
Le grafiche sono di Simone Zaccagnini.
“Il live che sto portando a giro adesso non è il live DEL disco. Faccio una performance con Low Zak, fortemente improntata sui testi, con tanto di leggìo. Ho una cinquantina di testi, e il tutto si risolve in un qualcosa a cavallo tra reading, rap e spoken word. L’attenzione è tutta catalizzata dalle parole mentre nel concerto rap “classico” non era possibile farlo fino a questo punto. C’è un ritorno diretto dato dal contatto con gli spettatori. Inoltre mi permette una versatilità infinità sia a livello musicale che di testi, dato che non faccio che aggiungerne di nuovi in un set pre-esistente.”
Tra le altre collaborazioni di Millelemmi ci sono anche quella con Dre Love & the White Niggaz (feat Bioshi), oltre a quella con la netlabel Wooboo Records, quella con Naga Mc e e quella con Ragnampiza (“è incredibile il lavoro che stanno facendo: dove trovate altre persone che mettono questa musica in radio e vi danno pure la tracklist!?! Seguite il blog!!”).
Nel futuro più o meno prossimo invece c’è una raccolta di inediti (“una sorta di autommixtape perchè non vadano persi”), il disco dell’amico Da Retta ed una collezione di accappelle.
“Premesso che a Firenze il dialetto non c’è, per me ognuno fa il cazzo che gli pare, basta che sia fico. Questa è una scelta non-scelta, da che il rap è il rap si è sempre caratterizzato per la sua spontaneità e per il suo stile innovativo. L’mc deve essere originale e credo che l’esprimersi nel modo in cui lo si fa tutti i giorni sia normale. Non è campanilismo, è originalità che suona fottutamente meglio. C’era gente in Toscana che rappava con altri accenti. A me risulterebbe difficile fare il contrario: ciò non toglie che sia un oltranzista della lingua italiana.”
Questo invece il suo parere sulla scena.
“C’è più gente, ci sono più gruppi, c’è più attenzione, questo è evidente.
Però dimmi un altro genere dove ci sono tutte ‘ste pippe. La gente deve suonare e via.
Nel periodo in cui in Italia si è creata una scuola di rap, questo non è successo a Firenze.
C’erano dj, breaker, writer ma non c’erano mc. Questo da una parte è stato sicuramente stimolante e propositivo, anche se è difficile farne un discorso a riguardo.
Spero che il fermento e l’energia che ci sono adesso vengano incanalati verso una direzione musicale, che sia d’ascolto o di produzione. Guardarsi indietro per guardarsi in avanti.”
Per ulteriori informazioni il sito da cliccare è www.myspace.com/millelemmi oppure su Facebook Millelemmi Francesco. La mail dove scrivere è millelemmi@goldworld.it.
Top 5 di Millelemmi, ragionata ma senza preferenze:
- Beastie Boys (“Check your head”, per l’attitudine)
- Red Hot Chili Peppers (“Freaky Stiley” per quanto riguarda il funk bianco)
- Redman (“Dare iz a darkside” per la tecnica dell’mc)
- Sanguemisto (“Sxm” per il rap italiano)
- J Dilla (per la produzione)